AgriBiogas 2024: riflessioni sul settore

L’evento CMA AgriBiogas è stato, anche quest’anno, una buona occasione per fare il punto sul settore biogas e biometano agricolo in Italia. La notevole partecipazione degli operatori e delle aziende specializzate ha dimostrato ancora una volta la centralità del comparto nel percorso di decarbonizzazione del settore primario e di tutto il sistema Paese.

Dai diversi contributi giunti da soggetti istituzionali ed operatori è emerso un quadro chiaro che pone il metano da fonte rinnovabile in un ruolo insostituibile per il percorso di sostituzione dei combustibili fossili:

L’agricoltura italiana non può più fare a meno del comparto del biogas: più di 1800 impianti agricoli in tutta Italia con una produzione consolidata di 1 GW di elettricità ed una in avvio di biometano, circa 2 Mld €/anno di flussi di cassa sulle aziende agricole ed agroindustriali italiane, oltre 20.000 addetti nella filiera, 30 Milioni di tonnellate di digestato agricolo in sostituzione di fertilizzanti chimici, quasi 3 Milioni di tonnellate di CO2 equivalente risparmiate

Il biometano rappresenta una priorità per il Paese: la fase di riconversione a biometano è in pieno svolgimento e sta finalmente interessando, dopo un avvio prettamente industriale, anche molte aziende agricole. La messa a punto delle procedure di calcolo sulla sostenibilità ha sgombrato molti dubbi. Il biometano è una opportunità che deve essere colta da tutte le aziende che hanno le condizioni necessarie per la riconversione. Difficilmente si potrà raggiungere l’obiettivo di riconvertire più del 50% della potenza elettrica installata entro il 2026 a causa di limiti tecnici (reti, taglie ridottate degli impianti, criterio sostenibilità, ecc) ed aziendali (investimenti molto più elevati del previsto, scelte imprenditoriali, ecc). Ma il biometano non finirà al 2026. Ci è stato assicurato che per supportare gli obiettivi del PNIEC al 2030 il biometano continuerà ad essere sostenuto anche dopo il PNRR, attuando anche le riforme necessarie per rimuovere alcuni degli ostacoli alla riconversione. Connessioni alla rete più facili, semplificazione degli adempimenti, incentivi più marcati per gli impianti di piccola taglia da riconvertire sono la chiave di successo per lo sviluppo del biometano italiano.

Il biogas elettrico è ancora una importante risorsa e va rilanciato: la produzione continua e flessibile, la buona programmabilità di questa fonte rinnovabile sono un valore irrinunciabile per il sistema energetico nazionale. La generazione elettrica e termica nell’ambito delle aziende agricole rappresenta una ottima soluzione a patto di valorizzare adeguatamente l’energia prodotta. L’utilizzo a km “zero” dei reflui zootecnici in impianti aziendali è un valore che deve essere riconosciuto e rafforzato. Il biogas elettrico di scala aziendale va, quindi, ancora incoraggiato ed è quanto mai urgente giungere all’approvazione del DM FER2 con i relativi incentivi (opportunamente rivalutati) per i nuovi impianti. Il Ministero ha confermato che è in fase di studio il nuovo sistema di sostegno per gli impianti biogas elettrico che decideranno di investire in efficienza e sostenibilità e che necessitano in un quadro chiaro con orizzonte di medio periodo per garantire la bancabilità degli interventi (il bando pratiche ecologiche è in arrivo). I PMG sono un ottimo strumento transitorio sa cui partire.

La sostenibilità, l’efficienza, la riduzione delle emissioni sono la chiave di successo per il settore: che si produca biometano o elettricità l’attenzione va posta al massimo contenimento delle emissioni in atmosfera ed allo sfruttamento efficiente del combustibile.

Le matrici di alimentazione sono una chiave centrale: occorre valorizzare la maggior quota possibile di effluenti zootecnici e di sottoprodotti residuali (non in competizione con il settore food/feed), ma senza un apporto di colture dedicate/sottoprodotti agroindustriali energetici gli obiettivi PNIEC non potranno essere raggiunti. Abbiamo i margini per impiegare in modo equilibrato una quota di colture dedicate senza arrecare danni alle filiere alimentari, ma va fatto in modo chiaro, condiviso e trasparente. Occorre stabilire quali obiettivi possiamo raggiungere in termini di metano prodotto nel biogas nazionale in equilibrio con le filiere agricole ed alimentari.

Il settore vuole crescere ed investire. Ha costruito in questi anni solide competenze sia sul lato agricolo che sul lato industriale e rappresenta oggi una eccellenza su scala europea da valorizzare sempre di più. Ma per continuare a crescere occorre un quadro normativo e regolatorio chiaro, che guardi al futuro con un orizzonte di medio e lungo periodo in modo da consentire agli operatori di investire ed alle aziende fornitrici di tecnologia di garantire la necessaria continuità aziendale e l’innovazione essenziale per la filiera. Una chiara idea dei futuri assetti dovrà auspicabilmente essere disponibile per il mese di settembre in vista del bando pratiche ecologiche, quando le aziende si troveranno a dover scegliere in che direzione investire.

Priorità al biometano ove possibile, ma anche investimenti efficaci sul settore elettrico per creare un sistema energetico che sfrutti al suo massimo potenziale il metano come gas rinnovabile efficiente, versatile, flessibile e sostenibile. Una sfida importante, ma rispetto alla quale il settore non si tira indietro.

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